sabato 5 novembre 2011

La crisi di CARTA


Tutti lo sanno. Con "tutti" non ci si vuole riferire alle persone "normali", i cittadini che lavorano convinti che sia l'unico modo per soddisfare le proprie esigenze abitative, alimentari e sociali. Questi "tutti" sono coloro che gravitano attorno al sistema politico-economico a vario titolo: banchieri, economisti, broker finanziari, industriali, parlamentari, istituzioni, media. Tutti sono a conoscenza di come funziona l'impianto economico-finanziario globale:
- le banche centrali (i cui soci sono banche commerciali) stampano banconote
- le banconote vengono date in prestito agli stati ad un determinato interesse
- gli stati utilizzano tali somme per finanziare i servizi sui quali, però, pesano i costi di attività collaterali quali corruzione, clientelismi, favoritismi di eterogenea natura,
- a seguito del precedente punto, gli stati si rendono conto che le banconote non bastano più e quindi chiedono ai cittadini di contribuire con il pagamento di altre banconote, cioé delle tasse
- ma nonostante ciò gli stati non riescono ugualmente a fare fronte ai debiti, a malapena pagano gli interessi
- dunque nell'intento di evitare il costante rischio di fallimento, gli stati accendono altri debiti con le banche centrali per pagare il debito precedente, generando nuovi debiti e nuovi interessi
 Ed ecco la crisi: a questo punto i governanti degli stati sono chiamati a predisporre manovre capaci di recuperare il gap debitorio e di pareggiare i bilanci (autentiche utopie). E l'unico metodo che si fanno venire in mente è quello di infierire ulteriormente sulle persone "normali" tramite ulteriori tassazioni, decurtazioni di stipendi e pensioni, licenziamenti, prelievi coatti dai risparmi di una vita. Eppure "tutti" lo sanno che si tratta di una crisi di CARTA e allora perché non stampare ulteriore cartamoneta ovvero banconote? In fondo è di questo che si tratta, di carta colorata con impresse cifre. Qui non si tratta di eventi climatici tipo una prolungata siccità che pregiudica la coltivazione del grano e questo, inevitabilmente causerà una crisi alimentare, vale a dire la fame. Non si tratta nemmeno di sanguinose guerre con popolazioni maschili decimate e donne con pargoli urlanti e affamati per la strada. Qui si tratta di guerre e crisi di carta. Di tutto il potere in mano alla compagine di speculatori di carta. Di istituzioni conniventi quali ad esempio la FAO che si riunisce per dichiarare al mondo intero che a causa delle bolle speculative dell'ultimo periodo, gli investitori si sono orientati all'acquisto dei cereali determinandone un considerevole aumento di prezzo e aggravando di conseguenza la condizione di miseria del terzo mondo. E la FAO ci viene a raccontare che ha scoperto l'acqua calda?
E in tutto questo chi ci guadagna? Sono proprio quei "tutti" che, conoscendo a menadito il meccanismo, muovono i fili per generare cali e rialzi di borsa e giocano a Monopoli con la vita delle persone. C'è la crisi? Stampate un po' di carta e non rompeteci i coglioni!