mercoledì 10 novembre 2010

I SOLITI COSPIRAZIONISTI...FORSE NO


Qualche giorno fa, navigando senza meta nella rete, mi sono imbattuta nel "Codex Alimentarius" o meglio, sono incappata in un video di una tale dott.ssa Rina Laibow che denuncia la pericolosità di questa raccolta di codici nata sotto l'egida di FAO e OMS con lo scopo di tutelare la salute mondiale attraverso la classificazione di tutte le sostanze chimiche utilizzate nell'agricoltura, nell'allevamento e nelle preparazioni alimentari e fissandone i limiti consentiti. Inizialmente il Codex è stato formulato come una sorta di linea guida destinata agli stati e alle aziende e dunque non una vera e propria legge, ma, a partire da gennaio 2010 pare che tutti gli stati vi dovranno aderire secondo un piano prestabilito. Secondo questa dottoressa sembra che in realtà questi codici siano stati concepiti per favorire unicamente le multinazionali farmaceutiche e le aziende produttrici di pesticidi, additivi chimici e OGM, arrivando addirittura a preconizzare uno sterminio di massa programmato! Appena ho sentito quest'ultimo annuncio mi sono detta: "eccone un'altra, di cospirazionista". Poi però ho visto che anche il Codacons se ne è occupato (http://www.codacons.it/articolo.asp?idInfo=119306) e leggendo questo articolo mi sono realmente allarmata. Sono andata dunque sul sito del famigerato http://www.codexalimentarius.net/ e sono rimasta sbalordita dalla quantità di pesticidi, additivi chimici, ormoni della crescita che sono ammessi, taluni senza limiti. Fatevi voi stessi un'idea, andate sull'homepage e dal menu Official Standards cliccate Veterinary Drugs MRLs (maximum residue limits) poi su Veterinary Drugs Index; andate a Progesterone, ormone della crescita e noterete che addirittura non ci sono limiti (Unnecessary) infatti nella nota c'è scritto che "è improbabile che questa sostanza possa costituire pericolo per la salute umana". Improbabile? Tutto qui? E' questa la tutela della salute mondiale? Fatevi un giro su questi elenchi dell'orrore, vi farete agghiaccianti scoperte: nelle carni e nel latte troviamo: neurolettici, antibiotici, antivermi, insetticidi, ormoni della crescita, anabolizzanti...Sempre a proposito di medicine veterinarie, da un'ulteriore ricerca ho scoperto che a partire dalla fine degli anni ottanta la commissione europea stila annualmente una tabella che riporta tutte le "sostanze considerate fonte di gravi rischi per la salute pubblica e per le quali non è possibile stabilire un limite massimo di residuo (MRL)" (questo è un documento pubblicato nel 2006: http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CONSLEG:1996L0023:20060101:it:PDFleggete alla pagina 20) tra cui compare anche lo Zeranolo (estrogeno) che, infatti, lo troviamo tranquillamente nel codex dal 1995 http://www.codexalimentarius.net/vetdrugs/data/vetdrugs/mrls.html?funcClassId=9.
Dunque, l'Unione Europea da più di vent'anni proibisce l'utilizzo dello zeranolo, ritenendolo una sostanza fonte di gravi rischi per la salute umana e da quest'anno, avendo aderito al Codex Alimentarius, tutta la U.E. se lo ritrova automaticamente sulle proprie tavole. Vent'anni di leggi, di controlli, di analisi, migliaia di pagine di relazioni, di documenti, di tabelle per niente? E questo è solo un piccolissimo esempio. Consiglio di tenersi informati, date un'occhiata all'elenco dei pesticidi e degli additivi alimentari e poi giudicate voi stessi.

sabato 18 settembre 2010

Se il P.I.L. aumenta, diminuisce il benessere

Non passa giorno che sui giornali e telegiornali faccia notizia il valore del P.I.L. (Prodotto Interno Lordo http://it.wikipedia.org/wiki/Prodotto_interno_lordo): persi tre punti, guadagnati due, il P.I.L. della Cina è cresciuto del 9%. E tutti noi a dire: “ah, visto? Con questo P.I.L. si capisce che siamo in piena ripresa” nel caso di un aumento, mentre nell'eventualità di un ribasso “Accidenti, se continua a scendere così andremo in rovina”. L'importante è, in ogni caso, mentre si esprimono queste valutazioni, non smettere di acquistare prodotti inutili, inquinanti, che prosciugano le risorse del pianeta, che magari sfruttano il lavoro minorile, che il più delle volte risultano essere meri doppioni di oggetti che abbiamo già, perfettamente funzionanti. Qualche esempio: cellulari, I-Pad, televisori, scarpe da tennis alla moda (la moda di chi?) elettrodomestici di ignota utilità che puntualmente finiscono nelle cantine e poi, dopo congruo mea culpa, a ingrassare le discariche. Per non parlare dei farmaci: una vera sciagura. Malattie inventate, sintomi di malattie note improvvisamente ampliati, psicosi generate da allarmismi privi di fondamento, sponsorizzazioni massicce di prodotti contro i pruriti di varia natura e localizzazione (di solito quando si ha un prurito ci si gratta e poi passa). E il cittadino, che ha assunto non a caso il nome di consumatore, si muove sul filo del P.I.L. con la costante tensione verso l'oggetto di “ultima generazione” e se non se lo può permettere, o si indebita fino all'osso o cade in depressione, preda della frustrazione da mancanza. Infatti l'unico vero responsabile delle crisi economiche è lui, il consumer, che ha il compito di mantenere in efficienza l'economia e per fare questo non può di certo tenersi lo stesso telefonino per più di 10/12 mesi; se nella scorsa stagione andavano i jeans a sigaretta, stai tranquillo che quest'anno gli tocca la zampa di elefante e così via.
E la disoccupazione? (notizia del giorno: entro il 2010 più licenziati che nuovi assunti) Sempre colpa del consumer, poiché si è astenuto (oberato dai finanziamenti e dalle carte di debito) dall'acquistare la bufala di turno, lanciata sul mercato tramite campagne pubblicitarie milionarie. Se poi la figura del consumatore coincide con quella del lavoratore o cassintegrato/disoccupato, è solo incidentale. Se ti spendi tutto lo stipendio e anche di più, ti garantisci il lavoro. Altrimenti rizzati!
Mi rendo conto che il tema è di estrema complessità, è una magagna che appare irrisolvibile, le menti illuminate dell'economia se ne tengono prudentemente alla larga. Eppure la rotta si può invertire cominciando nel nostro quotidiano dalle piccole cose; richiede due condizioni essenziali: un impegno minimo e un numero massiccio di persone. Il potere del consumatore consapevole è smisurato, può controllare il mercato e pretendere maggiore rapporto qualità/prezzo semplicemente operando le giuste scelte, andando a premiare chi produce il buono al giusto costo e boicottando chi invece punta al guadagno selvaggio e propina prodotti scadenti. È una questione di discernimento, basato su semplici valutazioni:
1- quanto ho davvero bisogno di quel prodotto (tenendo sempre conto dell'impatto sulla salute e sull'ambiente)?
2- chi lo produce secondo i migliori criteri qualitativi e non fa uso di pubblicità ingannevole?
Rispondendo a queste domande potremmo orientare le nostre scelte e determinare un nuovo più sano andamento della domanda e offerta di mercato.

mercoledì 8 settembre 2010

Popolo leghista? SVEGLIA!!

È il suo modo di esprimersi ...bleeerr...sprooott...prriiinnnn


Rispetto al gatto che dice “mamma!” o il cane che canta il motivetto del cartone animato “Heidi, Heidi ti sorridono i monti” (recitals a cui ho personalmente assistito) oggi tutti gli evoluzionisti del mondo si stanno chiedendo: “Ma Bossi a che punto si trova nella catena evolutiva?“ Secondo Darwin sarebbe in piena involuzione, probabilmente potrebbe essere proprio lui l'anello mancante tra la scimmia e l'ominide...Il cervello ce l'ha, ma ancora non sa cosa farsene.
Lui è comunque un personaggio che gode di svariati benefits, senza peraltro sforzarsi particolarmente in attività di natura intellettuale o creativa.
Quello che invece sgomenta il Cittadino Italiano medio, da almeno un ventennio, è una semplice domanda: “Come si fa?” non tanto a votare lega nord, in quanto, si sa, il voto oramai è mercenario. Ciò che ha dell'incredibile è come ci si possa riconoscere, in tutta coscienza, nei “valori” leghisti: Padania, Alberto da Giussano, il Barbarossa, celodurismo, xenofobia, reato di immigrazione clandestina, Roma ladrona (basti pensare a Ballaman, il presidente leghista del Consiglio della Regione Friuli, che scorrazza con l'auto blu facendosi gli affaracci suoi).
Ma un tentativo va fatto: proviamo a immaginare i motivi di questa devozione/deviazione. Senza pretendere di fare analisi sociologiche, ma basandomi su conoscenze dirette, l'aspetto che salta all'occhio è il Q.I. Inesistente o, nei casi meno gravi, molto basso. Per Q.I. si vuole intendere la capacità di elaborare in maniera critica e autonoma fatti e idee. Ma la questione essenziale del Q.I. è averne, di idee. Il leghista medio pare che abbia riempito un certo vuoto (nella maggior parte dei casi lasciato dalla Democrazia Cristiana) con concetti elementari. Alcuni semplici quanto sconfortanti esempi: la terra dove abitiamo è solo nostra, le uniche tradizioni giuste sono le nostre, se parli una lingua diversa, hai un colore della pelle diverso, professi una religione diversa sei un inferiore e naturalmente non puoi fare parte della nostra comunità.

Se ci fosse altro che mi sfugge, sarei felice di apprendere.

lunedì 6 settembre 2010

E ora Fini ci sistema tutti?

Che la sinistra o quello che ne rimane, meglio identificato come Partito Democratico si trovasse in una fase di impasse di idee, in una profonda crisi identitaria, in uno sconquasso creativo, in una perdita di consapevolezza, questo lo avevamo capito e anche gli stessi più alti dirigenti politici, dopo una lunga agonia, malati com'erano di scarso senso della realtà, alla fine ci erano arrivati. Consumati dal disgusto per il popul-berlusconismo, i democratici passavano le loro giornate (e le nottate sia beninteso!) nell'ozioso quanto inutile, almeno ai cittadini, lavorio di spartizione delle cariche in base alla provenienza partitica, in seguito alle mozioni di appartenenza, nonché al sesso, all'età, insomma in base a qualsiasi criterio reale o immaginario si presentasse poco poco credibile. Intanto il popolo democratico si rodeva l'animo chiedendosi quando sarebbero finite queste manfrine e quando sarebbe invece cominciata la battaglia a Silvio. Quella dura, quella che non fa prigionieri, un po' stile Di Pietro, ma più raffinata, senza fare tutti quegli strafalcioni grammatico-lessicali. E senza colpire direttamente la persona, poiché noi siamo dei buoni-sti, le persone vanno rispettate, gli attacchi vanno sferrati sul piano politico, sul programma, sul rispetto della Costituzione etc etc.. e invece guarda un po' a cosa dovevano assistere gli elettori del PD: a SuperFini che, lanciatosi dalla finestra di Montecitorio, sfreccia all'assalto di Berlusconi e senza tanti giri di parole ma con il giusto garbo, mette in fila tutte le magagne del suo Capo (a questo punto ex).. ad oggi non credo ci sia nessuno di più credibile di lui, vista la lunga e stretta frequentazione avuta con il Premier. Sarebbe come essere sposati da tanti anni con una persona e poi, una volta che ci si è stufati della difficile convivenza, andare a spifferare agli amici tutti i peggiori vizi e difetti dell'amato (si puliva i denti con le unghie, non si faceva spesso il bidé, origliava alla porta dei vicini...qui l'elenco potrebbe essere infinito). Beh, ci sarà qualcuno che esprimerà parole di sdegno di fronte a un comportamento così poco corretto, mentre i più, è facile che sosterranno che effettivamente avevano intuito tutta quella serie di “porcherie”, ma non se la sentivano di fargliele notare, in fondo è un nostro amico, qualche favore ce l'ha fatto, qualche altro ce lo potrebbe fare. E ora che succederà? Citando da un articolo pubblicato sul sito di Fare Futuro: “C'è un modo diverso dal berlusconismo: ora è chiaro per tutti”.

lunedì 30 agosto 2010

Meglio una Geisha o una velina?

Ore e ore dedicate alla cura del corpo, alla vestizione, all'acconciatura; il resto del tempo trascorso esercitandosi allo shamisen, cantando, leggendo poesie.
Un'incredibile opera di esaltazione della femminilità, fisica e intellettiva e il tutto fatto con l'unico scopo di dedicarsi all'intrattenimento maschile? Ma nemmeno per idea! È vero che in occidente la figura della Geisha è sempre stata assimilata ad una donna asservita supinamente agli uomini, e in particolare a un uomo, il cosiddetto danna (tradotto patrono) che la mantiene in cambio di numerosi “servizi”. Una specie di moderna squillo o per essere ancora più attuali, escort. Ma questa è un'immagine distorta che nasce, probabilmente, durante il conflitto nippo-americano. In quel periodo, in effetti, ci fu in Giappone un fiorente sviluppo della prostituzione, come spesso accade durante le guerre o nella fase immediatamente successiva, un'attività economica come un'altra per racimolare qualcosa per sopravvivere. E così i militari statunitensi, senza starci troppo a pensare, durante i loro incontri d'amore a pagamento hanno creduto di intrattenersi con le Geisha.

Ma la realtà di questo lontano e per noi incomprensibile mondo è ben diversa. Basta ricercare la traduzione del termine Geisha per capirlo: gei significa arte e sha persona: dunque persona d'arte, artista. Ma allora perché mai questa “donna d'arte” evoca tanto fascino, erotismo e un'idea un po' perversa di sottomissione al maschio? È importante sottolineare che, in realtà, non esiste alcuna sottomissione: la natura del rapporto con il danna si basa sull'onore di quest'ultimo di frequentare la Geisha e nel farsi carico delle sue incredibili spese, e solo questo fatto gli consente di acquisire un certo prestigio personale, non tanto però nei riguardi della società quanto invece ai suoi propri occhi. Davvero inspiegabile per l'uomo occidentale che, a causa di qualche bizzarria genetica, preferisce di gran lunga mostrarsi in pubblico con una velina e/o escort (talvolta dietro pagamento di una quota prestabilita o la promessa di qualche nomina politica o professionale): pare che sia diventata una delle massime aspirazioni dell'uomo di “successo” contemporaneo. E voi, in tutta sincerità, cosa preferireste?

martedì 17 agosto 2010

Lui scappa...perché Lei è troppo bella e intelligente

L'invidia, quella brutta bestia, ho sempre pensato che fosse un “sentimento” da riservare alle persone più ricche, magari dei conoscenti che vivono in una meravigliosa villa, che vanno in vacanza alle Seychelles oppure alle amiche perché più brillanti o fortunate con gli uomini, nel caso della ben nota invidia al femminile o agli amici (forma decisamente meno diffusa) nei riguardi di uomini che hanno successo e potere in società. Il modus operandi delle persona invidiosa è un classico ben noto: prima ti ammira, poi ti controlla e infine mette in atto tutte le strategie per dimostrare al mondo e a se stessa che non vali niente, fino ad arrivare, nei casi più patologici, alla diffamazione premeditata nell'intento di distruggerti. Ero convinta di essere una personcina assolutamente libera da questa forma di dipendenza morbosa da quello che possono essere, fare o avere gli altri, ma ho avuto la "fortuna" di scoprire sulla mia pelle un aspetto ancora ignoto di invidia; io sono stata per anni inconsapevole vittima della più sordida e viscida delle invidie: quella del partner. Attenzione, non confondiamoci con la gelosia, a mio parere entro limiti di decenza, un sentimento naturale e costruttivo, che può avere un importante ruolo di collante nelle coppie. Perché io credo che la sana gelosia è sempre scaturita dall'amore, mentre l'invidia inevitabilmente si accompagna a emozioni meno nobili, fino ad arrivare all'odio. Proprio quello che è successo a me. La nostra coppia, questo va detto, non era proprio di quelle standard: noi due, visti assieme, ricordavamo un quadro cubista, tanta poca era l'armonia fisica. Ora brevemente la storia, mi permetto però di raccontarla in terza persona, tenterò in tal modo di essere assolutamente imparziale. Lei alta, taglia 42, fluenti capelli biondi, carina, bel portamento, lui basso, molto basso, grasso, molto grasso (130 chili), testone grosso poggiato su un collo assente, tutto pancia, sedere sgonfio come un pallone bucato, braccia e gambe tozze: in compenso un bello sguardo, profondo e allo stesso tempo da bambino, bei capelli e...direi che per la parte fisica ci siamo. Eppure, lei, sostenitrice convinta del fatto che l'amore sia cieco, non si è mai soffermata sulle di lui caratteristiche morfologiche tanto fuori norma. Cosa ben più difficile è stata, semmai, farlo accettare alle persone vicine: la famiglia, le amiche e gli amici, i conoscenti sono sempre stati increduli, alcuni sotto choc, non smettevano di chiedersi come fosse possibile che una ragazza carina etc... potesse stare con un tale pezzo d'uomo. Lei diceva che erano dei razzisti, dei superficiali, che l'aspetto fisico delle persone non ha niente a che vedere con la qualità intrinseca della loro essenza. E invece, almeno in questo caso, si sbagliava. Perché lui, via via che la storia cresceva, da un'iniziale atteggiamento di dolcezza, generosità e apprezzamento, ha cominciato a far emergere comportamenti distruttivi nei riguardi di lei, trasformandosi, giorno dopo giorno, in un essere meschino, patetico e talvolta violento. In questa casa aleggiava una sorta di serpeggiante disprezzo: “che brutti piedi che hai” e lei gli rispondeva “ma sono un 38, sono piedi da sportiva”, “ti metti i pantaloni bianchi solo per sottolineare che hai il sedere piccolo” e lei “ma veramente il bianco va di moda quest'anno”, “fai di tutto per metterti in mostra, per fare invidia alle tue amiche, a tua sorella etc...” e lei “veramente io sono solo me stessa”. Insomma, un'escalation di critiche, giudizi sprezzanti, ma vuoti di contenuti. Lei, persa nei meandri delle sue illusioni, si guardava i piedi e si diceva: “in effetti, non sono piedi da giapponese, ma io mi ci trovo bene” Ma il bello doveva venire. Gli attacchi si stavano spostando anche sul versante caratteriale: lei, persona riservata, un po' timida, delicata con tutti, se capitava (ed era molto raro) che in pubblico attirasse l'attenzione su di sé, per aver detto qualcosa di brillante o aver fatto ridere gli altri, prontamente lui la zittiva: “sei sempre al centro dell'attenzione, sei un'egocentrica, fai la sacerdotessa” e lei “ma se ho detto due parole in tutta la sera, sei tu che non la smetti da due ore!” oppure durante le cene organizzate a casa, rivolto agli ospiti (lui è un bravo cuoco): “vedete quante belle pietanze vi ho preparato, lei invece se potesse se le mangerebbe da sola, lei non è per la condivisione, pensa solo a se stessa”. Beh si, a questo punto lei ha cominciato a risvegliarsi dal torpore...effettivamente c'era qualcosa che non tornava. Lei aveva l'impressione di vivere con il nemico in casa. Vani i tentativi da parte di lei di capire cosa stesse accadendo: lui rispondeva che aveva un non ben identificato “malessere”, che ad ogni modo era tutta colpa di lei (questo lo dite tutti, cari maschi). Ora, non vorrei dilungarmi troppo, fatto sta che lui, un bel giorno, dalla sera alla mattina, è scappato dando come unica spiegazione “il malessere”. Ancora oggi, dopo diversi mesi, lui non ha il coraggio di incontrarla, le due volte che è capitato si è messo a piangere dicendo che è arrivato a buon punto: gli sta passando il malessere; poi è subito fuggito come una lepre. Lei si è fatta una bella dose di seghe mentali e poi è arrivata alla conclusione: il malessere era pura invidia. Anche le persone che frequentavano la coppia, un po' stupite, le hanno detto: “ma perché non te n'eri accorta che quello moriva d'invidia nei tuoi riguardi?” Dunque, care amiche se il vostro partner esagera con le critiche e tenta quotidianamente di sminuirvi, non sentitevi minimamente in colpa: questa è la prova che voi siete perfette! E lui è solo un pavido, di solito ha avuto una madre racchia, ignorante e ossessiva e un'infanzia terribile e per questo, voi, secondo la sua mente invidiosa, dovreste essere punite perché troppo vitali, brillanti e amorevoli nei confronti di voi stesse, in primis e poi dell'universo che vi circonda.